L'ISOLA By Autore Nota: ogni riferimento a persone, fatti, situazioni reali �puramente casuale, e ci scusiamo per eventuali coincidenze, del tutto involontarie. Il contenuto del presente racconto �puro frutto della morbosa fantasia dell'Autore. Lo odiava. La convivenza forzata in quell'isola fangosa, assieme a quel piccolo drappello di disperati, esuli volontari sopravvissuti al naufragio delle loro ambizioni, dal tramonto di effimere celebrit� basate sul nulla dell'apparire, e pure narcisisticamente nostalgici del tempo in cui erano stati "famosi", era il terreno ideale per la nascita ed il radicarsi di inimicizie, di invidie, di odi futili quanto assoluti. Lei, stella caduta prima ancora di arrivare all'apice della celebrit� quasi si specchiava nel destino di quell'attore che aveva ormai superato i sessant'anni, imbolsito e rallentato nei movimenti come nei discorsi. Se lo ricordava quando, ancora bambina, ne seguiva le avventure alla televisione: era bello, snello e vitale, forse poco virile, ma attraente tanto per le donne quanto per gli uomini Ora era vecchio, anche oltre la sua et�anagrafica, pavido, pronto ad ogni compromesso. Nessuno cap�perch�avvenne: lei che gridava, lui che rispose con un gesto di disprezzo, inequivocabile. Erano di fronte: lei di statura appena superiore alla media, magrissima ma tonica, reduce da mesi di esercizi con il personal trainer e di anni di danza. Lui molto alto, ma appesantito, lento come un dinosauro, Lei part�all'attacco, con l'energia di una molla che viene rilasciata all'improvviso, e lo colp�spingendolo con le due mani sul petto dai peli grigi. Lui barcoll, tent di recuperare l'equilibrio, poi cadde supino, come una vecchia quercia dal tronco corroso dai vermi che cede ad una violenta folata di vento. Non paga, lei gli salt addosso, colpendolo con una gragnola di pugni, secchi e veloci. Lui si inarc, poi la spinse lontano con le sue braccia ancora forti. Si rialzarono. Lei non era ancora paga: "Ti ho messo gi, vecchio, la prossima volta ti distruggo!" "Puttana" rispose l'uomo, e le sput addosso. Il fiotto di saliva la colp�sul reggiseno del bikini, lei grid per lo schifo e si strapp via l'indumento, lasciando libero il piccolo seno solido. "Vecchio bavoso, questo non me lo dovevi fare" sibil. Gli si gett addosso, vibrando pugni e calci. Lui non tent neppure di pararli ma, abbrancatola, la sollev da terra e la gett al suolo. Lei stette un attimo ferma a terra, frenando a stento le lacrime, poi cap�che non s'era fatta praticamente nulla. Si rialzo di scatto, e lo guard con degli occhi cos�freddi e determinati da fare paura. "Te ne pentirai, vecchio." Gli piomb addosso come una furia, colpendolo con una testata al basso ventre che gli fece mancare il respiro, ed afferrandolo alle gambe. Lui cadde pesantemente di schiena, incapace di reagire. Lei gli salt sopra con la velocit�di un felino colpendolo con pugni, con ginocchiate, con calci. Lui la prese per la vita, e la strinse con tutta la sua forza. Lei si sent� mancare il respiro, ma riusc�a vibrargli una ginocchiata al membro che, nella lotta, si era indurito. Lui moll la presa, la pi giovane rivale riusc�a liberarsi e, passata dietro al suo capo, gli serr il collo nella morsa delle sue gambe magre ma scattanti. Lei consolid al presa assicurando il piede destro nell'incavo del ginocchio sinistro, tanto che le sue gambe emulavano la figura di un "4". Lui si divincolava come una balena arenata sulla spiaggia, ma i suoi movimenti si facevano sempre pi lenti, finch�non batt� a terra la mano in segno di resa. ""Hai capito il tuo errore, vecchio? Mi sa tanto che non ti lascer andare, che ti uccider..." Lui mormor qualcosa, Non si cap�cosa diceva, il tono era quello di una supplica. "Dovrai chiedermi piet� Piet�e perdono" lei disse, la voce affettata come quella di una bambina viziata. "Piet�..perdono" fece il vecchio, rassegnato. "Bella parole, ma non bastano. Dimmi chi �il pi forte... e chi � solo un povero, inutile vecchio." "Tu...tu sei la pi forte" disse respirando a fatica "io sono solo un povero, inutile vecchio. Piet� Piet� Ti supplico!" "Stai prendendo coscienza... bene. Ma non �ancora sufficiente." Lei lo rilasci, allentando la stretta delle gambe. Poi si alz in piedi, ponendogli un piede sulla faccia. "Ora lecca... lecca bene, cane" ordin. Lui lecc coscienzioso, timoroso di provocare nuovamente l'ira della donna. "Vediamo se puoi migliorare" disse lei, ritta sopra di lui, i piedi ai lati del vecchio corpo supino. Si tolse gli slip, poi gli si sedette sopra, pressandogli la figa sul volto. Poi si gir, spingendogli il culo contro la bocca. "Ecco, leccami l'ano. Cos�sentirai il sapore della mia merda... che �sempre una sostanza pi preziosa di te... s� voglio darti quest'onore!" Lui obbed� rassegnato, privo ormai di volont� Superata la barriera dell'orgoglio e della vergogna, ora desiderava solo non subire altre punizioni fisiche, sperava che lei alfine si stancasse e lo lasciasse andare. Lei si stuf, volubile come sempre. "Un'ultima casa, vecchio. Cantiamo insieme la tua canzone... quella del tuo telefilm. "Non la ricordo" mormor l'uomo. Non la ricordi? cantala con me. Cazzocan Cazzocan quest'isola schifo mi fa Cazzocan Cazzocan senza forze di giorno di notte terrore verr�. Lei rise di scherno, leggera. Poi si allontan, stufa di quel gioco, continuando a canticchiare come una bambina di otto anni.